(ANSA) - ROVIGO, 7 DIC - Ecco cosa ha scritto sul bollettino parrocchiale il prete di Grignano Polesine don Carlo Marcello rivolto ai parrocchiani.
"Metto in guardia contro quanti si affidano a pratiche di medicina orientale come shiatsu o yoga: Siamo nel campo della superstizione o magia,lo yoga non è compatibile con Cristo. Non voglio intralciare l'attività di nessuno ma dinanzi a Dio ho una responsabilità: sconsiglio di accedere a queste pratiche, fate attenzione".
Questa è la mia risposta:
"Metto in guardia contro quanti si affidano a pratiche di medicina orientale come shiatsu o yoga: Siamo nel campo della superstizione o magia,lo yoga non è compatibile con Cristo. Non voglio intralciare l'attività di nessuno ma dinanzi a Dio ho una responsabilità: sconsiglio di accedere a queste pratiche, fate attenzione".
Questa è la mia risposta:
"Il fatto che
alcune scuole di yoga pratichino la superstizione, intesa come credenza di
natura irrazionale, non squalifica l’intero yoga, costituito anche da pratiche
che la scienza attuale è in grado di spiegare razionalmente.
Similmente il
fatto che alcuni cattolici pratichino la superstizione, ovvero diano credito a
pensieri od indicazioni irrazionali, non squalifica l’intero cattolicesimo.
Sarebbe
interessante sapere cosa questo prete intende per magia.
Il dizionario
indica come magia una tecnica che si prefigge lo scopo di influenzare gli
eventi e di dominare con la volontà i fenomeni fisici e l’essere umano.
Premesso che sono in accordo con l’idea di incrementare la forza di volontà, voglio avanzare l’ipotesi che il digiuno stesso, inteso come purificazione del fenomeno fisico rappresentato dall'intero organismo umano, possa rientrare rientrare nella categoria delle magie .
Premesso che sono in accordo con l’idea di incrementare la forza di volontà, voglio avanzare l’ipotesi che il digiuno stesso, inteso come purificazione del fenomeno fisico rappresentato dall'intero organismo umano, possa rientrare rientrare nella categoria delle magie .
Diverso è quando
la forza di volontà viene incrementata ed usata a discapito della libertà
personale altrui. Qui il discorso si fa più articolato perché diventa
determinante l’intento, ovvero la qualità di chi usa lo strumento della magia o
forza di volontà.
Mi risulta che
anche Gesù abbia usato poteri che chiedeva a suo padre per compiere i miracoli,
influenzando altri esseri umani; in questo caso positivamente. Da questo punto
di vista credo si possa riconoscere al riferito maestro Gesù, una grande
padronanza dei siddhi, i poteri altrimenti conosciuti come magie. Del tutto diverso il caso di chi usi il potere per fini egoistici
o comunque negativi.
Del resto, cos'è che differenzia me, che sono un insegnante di yoga, da un Maestro o Guru? Il
fatto che io passo informazioni che verranno utilizzate dalle persone secondo
il loro grado di comprensione, il Maestro o Guru invece, oltre a saper fare
meglio quello che faccio io, può anche non farlo, perché Lui è in grado di
cambiare le persone con la sua sola presenza.
Ritengo sia
giusto intralciare le attività che procurano danni. Ovviamente, dovuto al fatto
che nessuno può ergersi a giudice supremo, non si può intralciare fisicamente
l’attività altrui perché la giustizia dei tribunali lo impedisce. Quindi tutte
le forme permesse vanno usate per confrontarci, ovvero per scoprire quanto di
vero ci possa essere nel pensiero altrui. Tra queste il confronto e la
discussione in cui ci si ascolta, a cui invito il prete in questione e tutti
quelli che ricercano la verità. Quelli che invece l’hanno già trovata
ovviamente non saranno interessati a nessuna discussione.
Allo stesso prete
chiedo anche come lui possa affermare di sentirsi davanti a Dio. Come è
riuscito a realizzare quello che per tutti i santi del passato è stato un
tentativo? Forse il prete intende qualcos’altro, che potrebbe essere la chiesa,
le sue leggi, la sua stessa forza di volontà, meglio sarebbe lo dicesse lui
cosa intende.
Da ultimo, e non
ultimo, voglio dire a quel prete che probabilmente gran parte dei riti che lui
celebra hanno radici conseguenti, oppure comuni, alla tradizione dello yoga,
anche quando dice o celebra la messa."
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