Ho
partecipato all'ultimo convegno nazionale della YANI, l'Associazione
Nazionale Insegnanti Yoga di cui sono socio ordinario.
Un
aspetto, un argomento del convegno è balzato alla mia attenzione e
sto per metterlo in evidenza.
L'associazione
ha un carattere democratico, nel senso che tutti i facenti parte del
consiglio direttivo e tutti i delegati hanno ripetuto più volte che
si aspettano partecipazione e contributi da parte dei soci.
La
cosa è rilevante perché non esiste un'altra associazione di
insegnanti, almeno in Italia, che abbia queste caratteristiche di
democraticità.
Grazie
alla YANI, l'insieme degli insegnanti italiani, l'insieme delle loro
comprensioni e delle loro realizzazioni determinerà il futuro dello
yoga.
Democraticità
significa che a valle dello studio dei testi classici indiani, noi
occidentali abbiamo l'onore e l'onere di determinare quali siano gli
aspetti e la lettura da proporre in questa parte del mondo,
considerato il contenuto culturale sia orientale sia occidentale.
Insomma, un corpo docente che tenendo presenti le differenti culture
quali quella orientale e quella occidentale, cerca di sintetizzare
avendo come fine il bene di tutto e di tutti; la famosa sintesi
oriente-occidente di cui i padri della psicologia moderna sono stati
pionieri. Ancora: come sintetizzare esperienze culturali, filosofiche
e pratiche differenti.
Va
sottolineato come questa operazione democratica sia del tutto nuova.
Finora
si è assistito ad operazioni culturali contrassegnate da indirizzi
colonialisti, del tipo: la scuola indiana si trasferisce in occidente
e mantenendo la sua ortodossia distribuisce i suoi insegnamenti
scaturiti da un contesto diverso da quello in cui sono stati
concepiti.
In
questo caso no, si cambia, e senza azzerare nessuna esperienza, senza
affermare nessuna supremazia si cercano i punti comprensibili e
condivisibili.
Bene,
mi piace, ed ancora di più mi piace il seguito riguardante gli
allievi o studenti che faranno capo a questi insegnanti associati
YANI.
Durante
il convegno è stato condiviso il principio democratico già qui da
noi presente dal 1968, cioè che l'insegnante ed i suoi discenti sono
sullo stesso piano e tra loro si deve aprire un dialogo sincero: gli
insegnanti chiedono ai discenti quali sono i loro bisogni ed i
discenti chiedono agli insegnanti i mezzi per comprenderli. Entrambi
gli attori diventano vettori della conoscenza intesa come insieme di
norme e di prassi che possano essere utili all'etica, alla politica,
al lavoro, alle arti, allo sviluppo della "benedetta"
potenzialità umana.
Quindi
chi vuol fare yoga deve sapere che trovando un insegnante di yoga,
non trova una persona realizzata o che ha la verità in mano; trova
una persona come lui, con in più specifiche informazioni da
verificare. Insegnanti e studenti entrambi in cammino verso il
futuro.
Da
questo deriva che a valle della proposta di un corso di yoga, fatto
da un insegnante, dovrà far seguito un contributo importante da
parte di chi si iscriverà al corso o seminario, portando il proprio
punto di vista, il suo contributo in quanto cittadino beneficiario
dei saperi conosciuti che deve rispondere, interagire, farsi sentire,
suggerire indirizzi e modalità.